La mente è una costante dell’esperienza di ognuno e in modi diversi e ulteriori rispetto quelli che si conoscono, crea la realtà in cui viviamo, di cui viviamo, per cui viviamo, a dispetto della quale viviamo e di cui abbastanza spesso moriamo. Non c’è niente di più essenziale per noi. (Robinson, 2010). La psicoterapia corporea ha un ruolo speciale da giocare sul tema delle relazioni a causa della sua particolare visione del sé. Come sottolinea il curriculum del Capitolo Tedesco dell’Associazione Europea di Psicoterapia Corporea, “l’esperienza corporea di sé costituisce il nucleo del senso di identità (p.1). E’ chiaro che la relazione è radicata in questo “sé corporeo” e tutte le relazioni sono un’interazione di due o più sé corporei. La ricerca recente mostra una soggettività più precoce e più primaria rispetto a quello che si era pensato, con esperienze basate sul corpo, precorticali e inconsce. Alla radice della maggior parte delle nostre decisioni, esperienze emotive, reazioni e immagini di noi stessi. (Cozolino,2006, p.130) Come risultato la visione classica del ruolo formativo dell’altro nello sviluppo infantile è vista come eccessivamente enfatizzata ”abbiamo esagerato l’importanza dei genitori” e ”pochissimo dello sviluppo del bambino è direttamente attribuibile alle caratteristiche dei genitori” (Fonagy, 2002, p.5). Allora è necessario riformulare la teorie psicoterapiche e le teorie sullo sviluppo con un’attenzione molto maggiore al ruolo del bambino come soggetto e agente organizzante del suo sviluppo. Lo sviluppo avviene con gli altri, non dagli altri. L’importanza dell’ ”altro”non va negata, ma semplicemente ridefinita.